Maggie: Ithanga 2018

MISSIONE FEBBRAIO 2018

 

In partenza. Chiudo il bagaglio e scappo dalla fredda Berlino… ci fará bene occuparci per un pó dei problemi degli altri.

 

All´arrivo a Nairobi mi sorprende un´aria secca e il sorriso bianco di Jonatan che ci porta alla Consolata. I racconti di questa oasi di preghiera e verdure coltivate con pazienza hanno preceduto di anni la mia venuta. Cosí, giá mi sento a casa o in un posto noto, forse visitato in un sogno? Sicuramente una base sicura e fidata per la nostra missione.

 

Il mattino seguente, dopo aver risvegliato le mie papille gustative con un bel mango maturo (il primo di una lunghissima serie!) ci dirigiamo al mercato Masai del venerdí.

La nostra squadra è meravigliosa e ben equilibrata: la mia mamma, Marta e Maria Cristina. Le differenze di etá sono molto piú uno stimolo per conoscersi che un ostacolo.

Sotto il sapiente coordinamento della mamma iniziamo a guardare, comprare, contrattare meravigliosi oggetti di artigianato e tessuti dai mille colori. Saranno i protagonisti della prossima cena solidale. Ogni perlina, ogni ciotolina, ogni cestino è scelto con attenzione… un enorme lavoro che peró ci riempirá di orgoglio quando vedremo le meravigliose tavole addobbate a novembre.

 

Si parte per Embu sotto un´afa e un sole desertico. Il Kenia è cosí secco che sembra che stia urlando alla stagione delle piogge di arrivare il prima possibile .

Il cancello dell´orfanotrofio si apre e Suor Letizia si sbraccia da lontano seguita da una coda di bambini felici e schiamazzanti.

Dopo girotondi, canti e abbracci ci sediamo al tavolo con il team di suore che gestisce Embu per parlare dei problemi attuali e dei progressi.

Ci prendiamo a cuore alcuni progetti importanti: vogliamo trovare sponsor per riuscire a pagare le rette di tutti gli scolari orfani promettenti e ci impegniamo di finanziare visite mediche mensili per ciascun medico.

Il colloquio con le suore keniote è talvolta piú difficile di quanto ci immaginassimo: dobbiamo spogliarci della nostra visione da donne emancipate, razionali e europee. Dobbiamo rispettare il loro ritmo e la loro maniera di gestire le cose e di fidarsi della provvidenza. Dopo giá un giorno ad Embu anche noi quattro lentamente iniziamo ad aprirci al fatto che forse forse la provvidenza anche ad Embu fosse di casa.

 

La nostra Jeep percorre una stradina sterrata nel mezzo dei campi e si ferma davanti a un piccolo dispensario immerso in una piantagione di mango. Siamo a Gacioka.

Bussiamo alla stanza di Sister Loise che nemmeno riesce a fare una pausa per mangiare, visita un paziente dopo l´altro e le brillano gli occhi. Ci racconta che la corrente salta spesso a volte anche per giorni interi e che i vaccini rischiano ogni volta di andare a male. Una catastrofe per un centro tanto importante in una zona rurale che altrimenti non offrirebbe nessun tipo di prevenzione.

Ci parla della possibilitá di un pannello solare per risolvere il problema e non riesce a frenare l´entusiasmo quando le diciamo che ci occuperemo della cosa.

Poi ci presentano Sister Mary che ci fa incontrare un gruppo di quindici donne che vivono in campagna. Mary vuole avviare un progetto sociale di microcredito: 100 pulcini o 1 capra per aiutare queste donne ad essere indipendenti. Per poter decidere di mandare i figli a scuola o di separarsi da un marito violento e ubriacone. Capre e pulcini per l´emancipazione delle donne africane… come possiamo noi, quattro donne, non tuffarci in questo progetto?

 

Il percorso verso Ithanga è rosso e polveroso. Ci porta fino al dispensario dove Suor Liliana frenetica lavora e salta da un ambulatorio all´altro, da un parto all´altro dando tutto il possibile per salvare tante tante vite.

Mettiamo in piedi un rudimentale ambulatorio oculistico e inizio a visitare. Due giorni trascorrono veloci tra test della vista, occhiali, anziani, bambini della scuola, pazienti nuovi e noti al dispensario. C´è afa e la comunicazione é spesso difficilissima ma non abbastanza per toglierci la soddisfazione nel vedere grandi sorrisoni per un paio di occhiali che riescono a migliorare, anche solo di un pó la vista. Grandi emozioni ma anche la grande consapevolezza che ancora c´è molto da fare!

 

Ma siamo una goccia, anzi 4 gocce che insieme a tante altre possono riempiere il mare.

 

  

Paolo Bigi

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