Volontariato ad Ithanga: lettera di Leonardo

Stasera è la mia ultima sera ad Ithanga e preso un po’ dalla tristezza per la partenza mi sono messo a scrivere alcune parole per me stesso su un foglio di carta. Mano a mano che scrivevo mi sono sempre più accorto che mi sarebbe piaciuto se fossero condivise con anche altri. Per raccontare nel mio piccolo la mia “storia d’africa”. Se vi fa piacere condividerle sul vostro sito a me farebbe piacere. È il mio punto di vista, senza troppe pretese.

Un saluto
Leonardo

“Scrivo queste parole da sotto una zanzariera, con in sottofondo il rumore inconfondibile delle notti africane. Il cielo scuro carico di pioggia diffonde i suoi “borbottii” come un tetro sottofondo. Sono 47 giorni che mi trovo in Kenya. Sono partito da Milano quasi 2 mesi fa. Sono partito e forse non sono mai arrivato. Perché è questo che fa l’Africa. Ti cambia. Alla miseria, alla povertà, alle storie di sofferenza e paura ci si abitua dopo poco. Basta saper accettare e capire queste cose. Non guardarle con diffidenza o tristezza, ma guardarle con voglia di capirle e nel proprio piccolo migliorarle. Dalle strade impervie, al fango, dalle baracche ai bambini che giocano nel fango senza scarpe o vestiti. Dalle madri che si fanno ore sotto la pioggia di notte per poter partorire a chi muore solo in mezzo ad una strada. Dai ragazzini che per strada sniffano colla a chi deve vendere l’unica capra che ha per potersi permettere le spese mediche. Storie d’africa. Storie quotidiane. A tutto questo ci si abitua. È al resto a cui non ci si abitua mai. Direi una bugia affermando che anche chi non ha niente è felice e sorride. Slogan da pubblicità. La sofferenza e il dolore è visibile negli occhi di chi non ha nulla. Traspare da ogni cosa. Ed è proprio questo che ti muove.”Muzungu” senti da ogni dove mentre cammini. Come se tu in qualche modo fossi diverso. Spesso quando mi sento chiamare così, penso fra me e me “in fondo però non siamo così diversi”. E sta proprio in questo punto la lezione più grande che mi ha insegnato il kenya. Troppo spesso nella parola diverso vediamo il negativo. Qua diventi tu il “diverso”. Per il tuo colore della pelle, per il tuo modo di parlare o di vestire. “Ma in realtà io non sono così diverso da voi” vorrei dire a chi incontro ” soffro e rido come voi.” I sentimenti umani ci accomunano tutti. Sono i vettori che li scatenano che sono diversi. Ma un sorriso rimane un sorriso, una risata una risata. E’ una lingua che tutti noi parliamo e che possiamo condividere. È questa la cosa che voglio portare qua. Al di là di tutto il lavoro, gli aiuti, il supporto che si possano dare concretamente il vero valore aggiunto è quello di mettere a disposizione se stesso con tutti i pregi e difetti che si possiedono. È un camminare insieme all’altro non semplicemente aiutarlo. Da pari a pari. Da amico.

Un giorno mi hanno detto: “Tu ormai sei nostro amico, fai parte di questo posto. Questa è casa tua”. Ed è proprio in quel momento che mi sono sentito parte di tutto questo. Ed ho capito di aver portato molto di più che un semplice aiuto economico o di lavoro. Ho portato me stesso e sono stato accettato come tale e io ho imparato ad accettare gli altri come tali. Perché la “casa” è di tutti noi, basta imparare a conviverci insieme.
Karibu!
Leonardo”

Paolo Bigi

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